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Carso di Monfalcone - m.te Sei Busi 
associazione culturale f. zenobi trieste

Per raggiungere il sito, dalla base del sacrario proseguire verso Trieste e poi a sinistra, oltre un passaggio a livello, lungo la strada che porta alla cappella superiore del monumento. Arrivati quasi in cima, al bivio giriamo a destra per Doberdò fino a ché la strada si fa sterrata. Dopo un centinaio di metri troviamo sulla sinistra uno spiazzo per il parcheggio. Proseguiamo a piedi per circa 150 metri sino ad incontrare un grande pilone dell'alta tensione dove sono visibili da ambo le parti della strada i resti in cemento della linea trincerata. Questa linea fu costruita dall'esercito italiano tra l'inverno del 1916 e l'estate del 1917 utilizzando i tracciati delle precedenti trincee austriache, Da questo punto seguiamo sulla destra la traccia di un sentiero lungo i resti della trincea verso il l'orlo dell'altipiano della storica quota 118 del m.te Sei Busi.
All'inizio della II battaglia dell'Isonzo, le linee italiane correvano lungo le pendi del m.te Sei Busi. Le truppe italiane infatti avevano occupato Vermeglieno e Selz e si erano attestate anche sulla quota 89 sopra Redipuglia affacciandosi sul ciglio dell'altipiano carsico. Il 18 luglio, dal settore di quota 89, il 14° rgt della Pinerolo venne mandato all'assalto, ma il fuoco dell'artiglieria non riuscì a distruggere le difese passive a.u., e i reparti del 29° rgt. Landsturm lo respinse. Nei giorni seguenti i comandi italiani, visti i risultati negativi ottenuti con l'attacco frontale, tentarono un'azione di avvolgimento della quota, ma i furiosi assalti del 136° rgt. Campania s'infransero davanti ai controattacchi a.u.. Il 24 luglio l'azione riprese con il 134° rgt. Benevento che riuscì a sfondare la difesa a.u. tra quota 111 e quota 118. A sera inoltrata infatti, gli a.u. pressati dagli attacchi italiani abbandonarono le posizioni, ma quando nelle prime ore del mattino del 26 luglio due battaglioni della Catania  avanzarono verso la cima per prenderne possesso furono di nuovo respinti dalle truppe a.u. nel frattempo riorganizzatesi. Il 28 luglio alla 27a divisione venne dato l'ordine di riprendere l'attacco per la definitiva conquista del m.te Sei Busi. L'attacco ebbe successo su tutta la linea, il 134° occupò più volte la quota 118 senza però potersi attestare perché sottoposto al tiro dell'artiglieria a.u. Il risultato fu che gli a.u. abbandonarono le posizioni di cima. Il 3 agosto segnò la fine della II battaglia dell'Isonzo senza che le truppe italiane avessero maturato sensibili risultati, infatti il m.te Sei Busi, fino alla presa di Gorizia nell'agosto del 1916 con lo spostamento del fronte sul carso di Komen-Comeno, rimase terra di nessuno, sostanzialmente controllata dalle truppe a.u.
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