Parcheggiare l’auto in località Bonetti nello slargo che si apre
subito a sinistra lasciata la strada statale 55, si attraversa
il borgo e si continua su carrareccia per circa 150 metri in
salita, qualche metro prima di una curva a gomito che gira sulla
destra si scende, sempre sulla destra, lungo un leggero impluvio
dove sono collocati i due ingressi di una galleria circolare
[1]. Ritornati sulla strada e fatto qualche metro in avanti,
sulla curva si gira a sinistra e si prende uno stretto sentiero
per proseguire l’impluvio in salita. Si possono notare, sulla
parte destra del sentiero, innumerevoli fabbricati in cemento a
testimonianza di quanto vasta fosse la “baraccopoli” che
circondava la quota 208 Sud che ci accingiamo a raggiungere.
Percorsi circa 100 metri si raggiunge un sentiero trasversale
alla nostra direzione, si prende il nuovo sentiero sulla destra
e si prosegue fino ad arrivare sulla carrareccia dove si gira
verso destra. Sul lato sinistro si aprono numerose caverne
adibite a ricovero della truppa. Si prosegue per la strada in
leggera discesa per circa 150 metri e ad un’ ampia curva si
abbandona la strada che prosegue a destra verso l’abitato di
Bonetti. Uscendo dalla strada si imbocca il sentiero sulla
sinistra, ben visibile, che sale verso la quota 208 Sud.
Dall’inizio del sentiero bisogna percorrere circa 500 metri per
raggiungere la quota. A circa tre quarti del percorso, sulla
destra si scorge un manufatto in cemento dove è ancora visibile
l’ampia feritoia in calcestruzzo di una postazione di
mitragliatrice italiana[2]. La traccia finora seguita si biforca
nei pressi di una pietra con disegnata una freccia rossa che
indica di svoltare a destra. Proseguendo a destra per circa 40
metri si raggiunge un posto avanzato di osservazione,
costruzione in pietra e cemento; si prosegue svoltando a
sinistra, come indicato da una freccia rossa impressa su una
pietra, ancora per una decina di metri e si arriva sull’orlo
meridionale della quota 208 Sud, notevole punto panoramico da
cui si dominano il porto di Monfalcone, la quota 144 [3] Dalla
quota 208 Sud si prosegue (verso est) lungo il sentiero fino ad
incontrarne un altro trasversale alla nostra direzione, si
prende quello nuovo, girando a sinistra, e si prosegue per circa
100 metri fino ad incontrare sulla destra un sentiero poco
visibile nel tratto iniziale. |
Percorsi un centinaio di
metri, si scorge sulla destra una dolina. Sul bordo di sinistra
della dolina, da una piccola trincea, sporge un manufatto in
pietra e cemento che porta sull’ingresso una targa con la
scritta “vedetta n. 4” [4]. Un breve camminamento congiunge il
posto di vedetta con una piccola caverna sottostante. Con alle
spalle la targhetta della “vedetta n. 4” si prosegue diritti
lasciando il sentiero che corre da sinistra verso destra, da
dove siamo giunti, avanzando si arriva nei pressi della dolina
Modena, posta sulla destra del sentiero e dopo qualche minuto di
cammino e si arriva alla dolina Mameli. Sulla sinistra si può
notare una profonda e ben conservata trincea con annesse
cavernette di ricovero. Fatti ancora pochi minuti di cammino si
raggiunge la carrareccia che sale da Bonetti, si gira a destra
verso nord-est fino ad arrivare ad un trivio e, senza indugiare,
si prende la carrareccia di fronte con i segni bianchi e rossi
del C.A.I. Si percorrono circa 10 minuti prima di arrivare ad un
bivio dove si segue la carrareccia di destra (quello di sinistra
porta al paese di Nova Vas). Si prosegue lungo la carrareccia
fino a trovare sulla sinistra una scritta rossa su una pietra
che ci indica dove continuare il sentiero per l’Abisso Bonetti.
[5] Abbandonata la carrareccia, si prosegue fino ad arrivare
alla recinzione che corre parallela al sentiero che protegge la
frattura carsica. Ritornati sulla carrareccia, si prosegue a
sinistra il cammino fino ad arrivare al bivio di quota 175. La
carrareccia continua diritta (sulla destra carrareccia per
Jamiano) fino ad arrivare al quadrivio di quota 192. Si imbocca
una vecchia carrareccia sulla sinistra e percorsi circa 100
metri, prestando attenzione ai segni bianchi e rossi, si gira
sempre a sinistra, e dopo 10 minuti, si scorge sul fusto di un
albero una targa bianca e rossa del C.A.I indicante la direzione
del luogo da visitare. Nascosta dalla vegetazione, sulla
sinistra si trova la silenziosa dolina “Steinbruch” [6].
Proseguendo per il sentiero alcuni minuti sempre sulla sinistra
troviamo un'altra dolina dove al suo interno si trova una pietra
tombale [7]. Si ritorna a ritroso fino al quadrivio di quota
192, ci si pone alle spalle la carrareccia che arriva da quota
175 e si prosegue diritti verso il confine di stato lasciando
sulla destra due sentieri, mentre al terzo si gira a destra;
percorsi sul sentiero circa cinque minuti si incontra una
carrareccia che da destra sale verso sinistra, si abbandona il
sentiero e si prende la carrareccia di sinistra, verso sud est
in direzione di quota 235. La strada lentamente si restringe ed
inizia a salire, a questo punto prestare attenzione sulla destra
fino ad incontrare la dolina “Steinhof” [8]. Ritornati sulla
strada si prosegue fino ad arrivare alla quota 235. La visuale
che si ha tutt’intorno parla da sé dell’importanza strategica
del luogo per entrambi gli eserciti. Dalla quota 235, seguendo i
segni bianchi e rossi, si tiene il sentiero che corre parallelo
al paese di Jamiano sulla destra e si attraversa il declivio. Il
sentiero pian piano inizia a risalire fino ad arrivare a
scorgere una garitta in cemento delle guardie di confine. Sulla
sinistra si aprono gli ingressi di un’ampia caverna, siamo
arrivati nel “cavernone di quota 219” [9]. Riprendere il
sentiero a ritroso fino ad incontrare, dopo pochi minuti, una
tabella in lamiera con i segni bianchi e rossi del C.A.I. con
una freccia a sinistra con indicazione Jamiano. Si prende il
sentiero a sinistra che in leggera discesa all’inizio e più
accentuato alla fine, ci porta al paese di Jamiano. Lungo il
sentiero, attraversato un impluvio sulla sinistra, si possono
osservare alcune caverne molto ampie e profonde, queste erano
adibite a ricovero dei soldati italiani. Dopo circa 20 minuti di
cammino sulla sinistra, l’altana dei cacciatori ci assicura che
siamo nella giusta direzione e dopo pochi minuti si arriva nei
pressi dei ruderi della vecchia chiesa di Jamiano a fianco del
cimitero [10]. Dai ruderi, per strada asfaltata ci si dirige
all’incrocio e svoltati a destra, sempre per strada asfaltata,
dopo 15 minuti si arriva al bivio che immette sulla statale n°
55. Svoltando a destra dopo 20 minuti, sempre sulla destra e
attraversata la strada ci si trova davanti il cippo che ricorda
il 65° reggimento della Brg. Valtellina [11]. |