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Sui sentieri percorsi da don Giovanni Rossi giugno-settembre 1917
associazione culturale f. zenobi trieste

Parcheggiare l’auto in località Bonetti nello slargo che si apre subito a sinistra lasciata la strada statale 55, si attraversa il borgo e si continua su carrareccia per circa 150 metri in salita, qualche metro prima di una curva a gomito che gira sulla destra si scende, sempre sulla destra, lungo un leggero impluvio dove sono collocati i due ingressi di una galleria circolare  [1]. Ritornati sulla strada e  fatto qualche metro in avanti, sulla curva si gira a sinistra e si prende uno stretto sentiero per proseguire l’impluvio in salita. Si possono notare, sulla parte destra del sentiero, innumerevoli fabbricati in cemento a testimonianza di quanto vasta fosse la “baraccopoli” che  circondava la quota 208 Sud che ci accingiamo a raggiungere. Percorsi circa 100 metri si raggiunge un sentiero trasversale alla nostra direzione, si prende il nuovo sentiero sulla destra e si prosegue fino ad arrivare sulla carrareccia dove si gira verso destra. Sul lato sinistro si aprono numerose caverne adibite a ricovero della truppa. Si prosegue per la strada in leggera discesa per circa 150 metri e ad un’ ampia curva si abbandona la strada che prosegue a destra verso l’abitato di Bonetti. Uscendo dalla strada si imbocca il sentiero sulla sinistra, ben visibile, che sale verso la quota 208 Sud. Dall’inizio del sentiero bisogna percorrere circa 500 metri  per raggiungere la quota. A circa tre quarti del percorso, sulla destra si scorge un manufatto in cemento dove è ancora visibile l’ampia feritoia in calcestruzzo di una postazione di mitragliatrice italiana[2]. La traccia finora seguita si biforca nei pressi di una pietra con disegnata una freccia rossa che indica di svoltare a destra. Proseguendo a destra per circa 40 metri  si raggiunge un posto avanzato di osservazione, costruzione in pietra e cemento; si prosegue svoltando a sinistra, come indicato da una freccia rossa impressa su una pietra, ancora per una decina di metri  e si arriva sull’orlo meridionale della quota 208 Sud, notevole punto panoramico da cui si dominano il porto di Monfalcone, la quota 144 [3] Dalla quota 208 Sud si prosegue (verso est) lungo il sentiero fino ad incontrarne un altro trasversale alla nostra direzione, si prende quello nuovo, girando a sinistra, e si prosegue per circa 100 metri fino ad incontrare sulla destra un sentiero poco visibile nel tratto iniziale.
Percorsi un centinaio di metri, si scorge sulla destra una dolina. Sul bordo di sinistra della dolina, da una piccola trincea, sporge un manufatto in pietra e cemento che porta sull’ingresso una targa con la scritta “vedetta n. 4” [4]. Un breve camminamento congiunge il posto di vedetta con una piccola caverna sottostante. Con alle spalle la targhetta della “vedetta n. 4” si prosegue diritti lasciando il sentiero che corre da sinistra verso destra, da dove siamo giunti, avanzando si arriva nei pressi della dolina Modena, posta sulla destra del sentiero e dopo qualche minuto di cammino e si arriva alla dolina Mameli. Sulla sinistra si può notare una profonda e ben conservata trincea con annesse cavernette di ricovero. Fatti ancora pochi minuti di cammino si raggiunge la carrareccia che sale da Bonetti, si gira a destra verso nord-est fino ad arrivare ad un trivio e, senza indugiare, si prende la carrareccia di fronte con i segni bianchi e rossi del C.A.I. Si percorrono circa 10 minuti prima di arrivare ad un bivio dove si segue la carrareccia di destra (quello di sinistra porta al paese di Nova Vas). Si prosegue lungo la carrareccia fino a trovare sulla sinistra una scritta rossa su una pietra che ci indica dove continuare il sentiero per l’Abisso Bonetti. [5] Abbandonata la carrareccia, si prosegue fino ad arrivare alla recinzione che corre parallela al sentiero che protegge la frattura carsica. Ritornati sulla carrareccia, si prosegue a sinistra il cammino fino ad arrivare al bivio di quota 175. La carrareccia continua diritta (sulla destra carrareccia per Jamiano) fino ad arrivare al quadrivio di quota 192. Si imbocca una vecchia carrareccia sulla sinistra e percorsi circa 100 metri, prestando attenzione ai segni bianchi e rossi, si gira sempre a sinistra, e dopo 10 minuti, si scorge sul fusto di un albero una targa bianca e rossa del C.A.I indicante la direzione del luogo da visitare. Nascosta dalla vegetazione, sulla sinistra si trova la silenziosa dolina “Steinbruch” [6]. Proseguendo per il sentiero alcuni minuti sempre sulla sinistra troviamo un'altra dolina dove al suo interno si trova una pietra tombale [7]. Si ritorna a ritroso fino al quadrivio di quota 192, ci si pone alle spalle la carrareccia che arriva da quota 175 e si prosegue diritti verso il confine di stato lasciando sulla destra due sentieri, mentre al terzo si gira a destra; percorsi sul sentiero circa cinque minuti si incontra una carrareccia che da destra sale verso sinistra, si abbandona il sentiero e si prende la carrareccia di sinistra, verso sud est in direzione di quota 235. La strada lentamente si restringe ed inizia a salire, a questo punto prestare attenzione sulla destra fino ad incontrare la dolina “Steinhof” [8]. Ritornati sulla strada si prosegue fino ad arrivare alla quota 235. La visuale che si ha tutt’intorno parla da sé dell’importanza strategica del luogo per entrambi gli eserciti. Dalla quota 235, seguendo i segni bianchi e rossi, si tiene il sentiero che corre parallelo al paese di Jamiano sulla destra e si attraversa il declivio. Il sentiero pian piano inizia a risalire fino ad arrivare a scorgere una garitta in cemento delle guardie di confine. Sulla sinistra si aprono gli ingressi di un’ampia caverna, siamo arrivati nel “cavernone di quota 219” [9]. Riprendere il sentiero a ritroso fino ad incontrare, dopo pochi minuti, una tabella in lamiera con i segni bianchi e rossi del C.A.I. con una freccia a sinistra con indicazione Jamiano. Si prende il sentiero a sinistra che in leggera discesa all’inizio e più accentuato alla fine, ci porta al paese di Jamiano. Lungo il sentiero, attraversato un impluvio sulla sinistra, si possono osservare alcune caverne molto ampie e profonde, queste erano adibite a ricovero dei soldati italiani. Dopo circa 20 minuti di cammino sulla sinistra, l’altana dei cacciatori ci assicura che siamo nella giusta direzione e dopo pochi minuti si arriva nei pressi dei ruderi  della vecchia chiesa di Jamiano a fianco del cimitero [10]. Dai ruderi, per strada asfaltata ci si dirige all’incrocio e svoltati a destra, sempre per strada asfaltata, dopo 15 minuti si arriva al bivio che immette sulla statale n° 55. Svoltando a destra dopo 20 minuti, sempre sulla destra e attraversata la strada ci si trova davanti il cippo che ricorda il 65° reggimento della Brg. Valtellina [11].
I.G.M. O88 Gorizia 1:50.000
m. 150
sentieri in parte non segnati con  tracce molto evidenti.
abbigliamento e scarpe da trekking.
torcia elettrica per visita caverne.
primavera autunno inverno inizio estate.
4 ore con visita ai manufatti di guerra.
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