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Mostra

Dalla Marina Austro-Veneta alla
Imperial e Regia Marina da Guerra




Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa
dal 16 luglio al 12 ottobre 2013
piazza Vittorio Veneto, 1 Trieste

e al

Civico Museo del Mare dal 18 luglio al 10 novembre 2013  
via di Campo Marzio, 5 Trieste


 







Così come l’aviazione o l’artiglieria anche la marina è un’arma eminentemente tecnica, per cui molto si parla o si scrive di naviglio affondato, di statistiche, di pesi e misure. Ma l’equipaggio è parte del tonnellaggio lordo di una nave? Un cannone spara tanti colpi al giorno, la canna si consuma dopo un certo numero di azioni a fuoco, l’aeroplano ha una sua vita operativa ma gli artiglieri? I piloti? E i marinai degli equipaggi? La storia della prima guerra mondiale ci insegna come tanti caduti siano scomparsi dai ruoli prima ancora di arrivare in combattimento, in linea, annientati da un colpo sparato da lontano regolato su precise tabelle studiate per colpire un obiettivo. Già, un obiettivo. Come una nave che vista da lontano altro non è che un obiettivo da centrare, da annullare, da affondare. E gli equipaggi? Le pagine che seguono parlano di storia ma anche e soprattutto di vita e di vite a bordo delle navi, di tempi trascorsi lontani da casa vivendo in una promiscuità mai provata né desiderata prima. Come ci insegna Jaroslav Hašek nel suo Le vicende del buon soldato Šcveik: un soldato non è che un uomo rubato alla sua abitazione…. La privacy è un concetto del quale facciamo spesso cattivo uso legato ai nostri giorni, al nostro strano sistema di vita. Impensabile accucciarsi su un asse fuori bordo o al bordo di un campo in cinque, sei, per i propri bisogni corporali. Eppure questo era. Persino la latrina diveniva un luogo di aggregazione, dove fare quattro chiacchiere, fumare una sigaretta, stare per un po’ lontani dalla guerra, che anche la latrina comune imponeva. Equipaggi, uomini fatti di debole carne e fragili ossa che una volta a bordo divengono parte di una macchina da nutrire, curare, portare da un luogo all’altro: ma il soggetto è sempre la macchina, non l’uomo. La macchina ha le sue necessità e tocca all’uomo servirla. Marinai, fuochisti, artiglieri, di coperta, tecnici radio, magazzinieri, siluristi, timonieri, altro non sono che parti umane sostituibili di un disumano insieme. Questa mostra, pur non potendo trascurare immagini e aspetti tecnici legati alla marina si propone di ricordare tutti quegli uomini, ufficiali, sottufficiali e marinai che hanno servito a bordo delle navi della flotta austriaca prima e austro – ungarica poi, senza distinzioni di appartenenza, lingua o religione come era legge e tradizione nell’antico, tollerante impero. Sono loro che hanno comperato queste cartoline, che le hanno scelte, scritte, spedite inviando a cari saluti, chiedendo notizie dei famigliari, dei campi, degli animali. Al loro ricordo per futura memoria è dedicato questo nostro lavoro, nella speranza che lapidi come quella dell’immagine sottostante non siano mai più necessarie, come bene esplicita il motto della Österreichische Schwarze Kreuz, la Croce Nera d’Austria:  
nie wieder Krieg, mai più guerra.  

Caresana – Mackovlje, 10 giugno 2013  
nel giorno del novantacinquesimo anniversario dell’affondamento della SMS Szent István   

Roberto Todero
 
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