Sono trascorsi 137 anni dal 1883 che fu per l’esercito della
duplice monarchia austro-ungarica un anno di riforme e
innovazioni. I reggimenti di fanteria dell’esercito comune
passarono da 80 a 102; nacque tra gli altri il reggimento n. 97,
ultimo nel Litorale Austriaco ove la lingua italiana fosse
riconosciuta accanto a quella slovena. Nei suoi ranghi passarono
fino al 1914 circa 25.000 nostri avi. Il reggimento 97 è
divenuto nel tempo una sorta di simbolo, di contenitore delle
memorie di nonni, bisnonni e trisnonni che indossarono
l’uniforme asburgica. Ma più ancora rimane nella memoria come un
paradigma della controversa storia di queste terre. Fino alla
fine della monarchia vigeva l’usanza di attribuire ad ogni unità
un comandante titolare, incarico puramente onorifico. Così il
reggimento 97 portò fino al 1892 il nome del re di Serbia Milan
I; dopo la rinuncia di questi ai diritti dinastici il 97 ebbe
quale comandante titolare il generale barone Georg von
Waldstätten la cui morte precedette di soli 12 giorni la fine
dell’esercito danubiano. Un periodo breve ma soddisfacente segnò
gli anni di Trieste da fine ‘800 all’anno 1914. La fortuna
economica della città era ben consolidata: grande la flotta
mercantile, completati i collegamenti ferroviari a mezzo delle
linee Transalpina e Meridionale facenti capo a due diverse
stazioni, prosperi i cantieri navali e le attività bancarie o
assicurative. Presenti in città ben 50.000 regnicoli, sudditi
italiani che avevano trovato nella Trieste asburgica un lavoro e
un progetto di vita. Il reggimento era ben presente nella realtà
cittadina anche con le esibizioni della sua banda. Così “il 21
novembre 1902 il Tiroler Verein Andreas Hofer dette un concerto
nel salone Tersicore di via Chiozza. Suonerà la banda del 97°
Reggimento con il maestro Teply”. O ancora “durante l’intervallo
della recita prevista per il 24 e il 26 c.m. suonerà la banda
del 97. Una nota di cronaca in data 26 giugno 1904 racconta che
“in occasione della raccolta di fondi per l’erigendo monumento
all’imperatrice Elisabetta il Corpo Ufficiali del Reggimento 97
offrì la somma di cento corone”. Il 29 novembre 1908 “in
occasione del Giubileo Imperiale è inaugurata la Vedetta
Giubilare, in località Doran, presso Contovello Era presente
alla cerimonia il Tenente Colonnello Ugo Reymann del 97”. Ancora
il 22 febbraio 1909 “la Prima Società dei Veterani Militari
diede l’annunciata festa da ballo che riuscì splendidamente per
il gran concorso e per l’animazione che vi regnò per tutta la
notte. Presente il tenente colonnello Zappetti nobile de
Altomare in rappresentanza del Comandante del 97 e il tenente
colonnello Dollenz Comandante di Piazza”. Le esibizioni della
banda del 97 non passavano inosservate “in estate avevano luogo
anche dodici volte alla settimana, cosa che provocò una
protesta: centocinquanta bandisti professionisti padri di
famiglia deplorano il fatto che le troppe esecuzioni musicali
dei complessi militari riducono di molto il loro lavoro, come la
banda del 97° reggimento diretta da Teply che si produce in
concerti anche due volte in un giorno”. Erano i tempi del
“Crepuscolo di un mondo” e Joseph Roth ci racconta che “la morte
alitava sopra di loro, ed essi non c’erano avvezzi. Essi eran
nati in pace ed eran diventati ufficiali a forza di finte
manovre e d’esercitazioni pacifiche. Non sapevano ancora che
ciascuno di loro, senz’eccezione, avrebbe dovuto entro due anni
incontrarsi con la morte”. La vita di questi nostri avi
trascorreva in varie guarnigioni, da Trieste a Sesana, da
Bjelovar a Carlstadt. A Trieste, nella Caserma Grande si svolse
il dramma della prima morte per causa di guerra “il soldato
Mario Pietro Zoff falegname nato a Cormons l’otto agosto 1885
arruolato nel 1907 e richiamato alle armi il 27 luglio 1914, in
forza alla sesta compagnia del K.u.k. I.R. Nr. 97, non volendo
separarsi dalla famiglia scelse una via di fuga senza ritorno
come recita il suo certificato di morte: suicidio con arma da
fuoco commesso in istato di mente perturbata, suicidio per
esaltazione. Morto nell’ospedale di guarnigione Nr. 9 in Trieste
in data 31.07.1914, sepolto a Cormons il 04.08.1914 Campo E,
fossa 15. Vedova: Colugnatti Maria orfana Paola Maria (1912),
residenti a Cormons, via Udine”. Un presagio degli eventi
successivi che coinvolsero il 97 nella prima guerra mondiale.
Inviato davanti a Leopoli, nelle prime battaglie perse circa
l'80% degli effettivi; fu poi sui Carpazi, schierato a difesa
dei passi montani. Successivamente prese parte a tutte le
campagne sul fronte orientale raggiungendo Odessa dopo
l’armistizio con la Russia. Lo scoppio della guerra del ‘15 vide
solo il suo decimo battaglione di riservisti schierato sul Bosco
Cappuccio; questo battaglione ebbe 400 perdite. Ancora ignote
quelle ben più numerose sul fronte Russo. I caduti sull’Isonzo
sono ricordati da un cippo sulla sommità del Cappuccio, mentre
quelli del fronte orientale sono dispersi in tanti cimiteri,
alcuni ben gestiti altri completamente dimenticati. Per loro è
partito nel 2014 da Trieste verso la Galizia un gruppo di
persone con l’intento di portare mazzi di fiori su di quelle
lontane ma non dimenticate tombe. Per tutti rimane una stele
nella stazione di Trieste, dedicata a chi partì per lontani
fronti di guerra.
frirma: Roberto Todero |

IL PICCOLO 14 gennaio
2020

Ritratto di un soldato
del 97 eseguito a Trieste.

Ufficiali del 97 in
partenza per il fronte: a sinistra con la mano sul fianco
Hadrian Leban, triestino, medaglia d’oro nel 1915, terzo in alto
da destra Richard Stenta, caduto in Galizia tra il 18 e il 31
ottobre 1914, due soli mesi dopo lo scatto di questa foto.
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