28 giugno 1914: Quel giorno
cadeva anche l’anniversario di matrimonio di Franz e Sophie. Nel
1900 il loro era stato un matrimonio minore, ma ora era giunto
il giorno del riscatto. Presero il treno a Bad Ilidze ed
arrivarono a Sarajevo verso le 9 e 20 dove furono ricevuti dal
Generale Potiorek. Non appena salirono in una comoda
convertibile Gräf & Stift il tempo cambiò, smise di piovere e la
capote fu aperta per permettere a tutti di vedere le LL MM. Il
corteo si fermò alle caserma Filipović dove Sophie camminò
a fianco, non dietro, a suo marito mentre questi ispezionava la
guardia d’onore Quando risalirono in macchina, vennero salutati
da 24 salve di cannone. L’auto di testa portava Fehim Effendi
Curcic ed il dottor Gerde, rispettivamente il Sindaco ed il capo
della Polizia di Sarajevo, ed il Generale Potiorek. La seconda
conteneva Franz Ferdinand e Sophie con Graf von Harrach ed il
loro autista Franz Urban. Seguivano alter automobili.
Procedevano lentamente lungo la via Čemaluša (recentemente
rinominata viale Franz Ferdinand) e lungo la riva Appel,
l’ormeggio nord sul fiume Miljacka che scorre nel centro di
Sarajevo, al grido di "Zivio! Zivio!" (Viva!, Viva!). Il primo
degli attentatori a vedere la carovana fu Cvijetko Popovic. Al
suo fianco Danilo Ilic, disarmato, segnalò a Cabrinovic,
Mehmedbasic e Cubrilovic che la processione si avvicinava.
Mehmedbasic perdette la calma, più tardi sostenne che un
poliziotto si trovava troppo vicino e lo avrebbe intralciato e
Cubrilovic e Popovic fallirono anch’essi. Cabrinovic comunque
riuscì a lanciare una bomba alle 10 e 15. Franz Ferdinand,
Sophie e Graf von Harrach era voltati verso la folla e non se ne
accorsero nemmeno. L’autista, Franz Urban, vide l’oggetto in
volo ed accelerò. La bomba rimbalzò sulla capote aperta e cadde
vicino all’auto che seguiva. Agli occupanti di questa sembrò
quasi di aver bucato una gomma, mentre Sophie avvertì qualcosa
come se un insetto le avesse punto il collo. Guardandosi
indietro, Franz Ferdinand vide il trambusto ed I gendarmi in
agitazione ed ordinò di fermarsi. Graf von Harrach corse a
vedere a realizzo che era stata una bomba. Molti spettatori erano
rimasti feriti, anche più gravemente che le persone a bordo
dell’auto. Sophie capì che quella arrivata al suo collo era
stata una scheggia. L’attentatore era intanto saltato su
un’imbarcazione lungo il fiume Miljacka, inseguito dalla
polizia. Le auto ripartirono per completare il percorso con
velocità maggiore. Cabrinovic, mentre scappava, prese anche una
pillola di veleno, ma questa non fece alcun effetto e venne
arrestato. Gavrilo Princip pensò che il corteo cambiasse
percorso, però questo non avvenne. Potiorek e Gerde ritornarono
a riferire sui fatti di poc’anzi ed assicurarono che si trattava
del gesto di un fanatico isolato: Sua Altezza poteva rilassarsi
e riprendere la visita come pianificato. Franz Ferdinand però
chiese un’auto che portasse la moglie al hotel. Questa però fece
capire con cenno che sarebbe rimasta vicina al marito qualsiasi
cosa accada. Potiorek informò le altre vetture che sarebbero
passati all’ospedale per visitare i feriti. La carovana si mise
in moto per ritornarre verso l’ Appelkai. L’orologio sulla torre
di Sarajevo segnava le 10 e 30. Nel caffè Moritz Schiller
Gavrilo Princip attendeva gli avvenimenti, quando sentì le
macchine ripassare. Potiorek, per evitare il centro cittadino,
decise che la colonna dovesse passare lungo la Appelkai verso
l’ospedale, ma dimenticò di avvisare l’autista. Sulla via per
l’ospedale, Urban girò per Franz-Josef-Straße, il percorso
originale. Potiorek sbottò immediatamente che quella era la
strada sbagliata e che dovevano tornare indietro. Urban frenò e
cominciò l’inversione. Così facendo si trovò a muoversi a
velocità ridotta davanti a Gavrilo Princip che probabilmente non
credeva alla sua fortuna. Il bersaglio era talmente vicino, che
non poté usare la bomba. Fece quindi un passo avanti ed estrasse
la pistola. Riuscì a sparare due volte prima di venir disarmato
dai gendarmi. Per quanta tensione ed adrenalina potesse avere
in corpo, non poté mancare il bersaglio da poco più di un metro
di distanza… Da prima Potiorek e Harrach non avvertirono alcuna
reazione dalla coppia reale. Il primo proiettile colpì però
Sophie allo stomaco. Si giro e vide il marito con il sangue alla
bocca: si girò e cadde con la testa sulle ginocchia del marito.
Potiorek e Harrach pensarono solo ad uno shock, in quanto
credevano che essa non fosse stata colpita. Il secondo colpo
ferì l’arciduca sulla destra del collo e la giugolare cominciò
ben presto a macchiare l’alto collo della sua divisa. Potiorek
ordinò quindi di correre al vicino ospedale Konak che aveva un
infermeria militare. A quel punto uno sconvolto Franz Ferdinand
vide il sangue che macchiava il candido vestito della moglie e
balbettò, "Sopherl, Sopherl, stirb nicht!... Bleib am Leben für
unsere Kinder" (piccola sophie, non morire…resta viva per I
nostri figli). Harrach continuava a chiedere come stesse Franz
Ferdinand ed egli continuava a minimizzare. "E’ niente.",
continuava a dire con sempre meno forza e con voce sempre più
debole." Arrivarono al Konak. I due corpi privi di coscenza
vennero portati dentro. Invano. E’ stato stabilito che Sophie
morì praticamente al momento in cui svenne, e poco dopo giunse
la morte del marito... Gavrilo Princip fu arrestato. Dopo aver
centrato l’arciduca e la consorte cercò di puntare l’arma verso
di sé, ma fu bloccato. Cercò anche di ingerire la capsula di
veleno, però riuscirono a toglierla di mano. Tutti i cospiratori
vennero presi nel giro di quattro giorni. Tutti e sette
parlarono a lungo durante l’interrogatorio e confermarono che il
progetto era da ricondursi a loro soltanto. Nedjelko Cabrinovic,
che aveva lanciato la bomba, il 23 Ottobre 1914 disse: "Ci hanno
detto che Franz Ferdinand era un nemico degli Slavi e benché
nessuno ci abbia mai detto di ucciderlo, fu una decisione a cui
arrivammo da soli. Abbiamo però anche dei rimorsi. In primo
luogo non sapevamo che fosse padre. Siamo rimasti molto toccati
dalle sue ultime parole – Sophie resta viva per I nostri figli –
Siamo tutto ciò che volete, eccetto criminali. Chiedo, anche a
nome dei miei compagni, il perdono di questi ragazzi. Non siamo
criminali, siamo gente onesta, animata da nobili sentimenti,
siamo idealisti e volevamo fare del bene. Amiamo la nostra gente
e moriremo per i nostri ideali." Anche a Princip fu chiesto
perché avesse sparato anche all’arciduchessa. Rispose che fu un
incidente.Si scusò con gli orfani, ma non si scuso mai per
l’assassinio di Franz Ferdinand. Tuttavia scusarsi è facile dopo
aver commesso un delitto. Sophie era stata colpita dal primo
sparo e questo di solito è sempre quello più mirato e
ragionato. Ad ogni modo Princip, Grabež e Cabrinovic erano
minorenni è così evitarono la pena capitale.